Insalata di farro tiepida invernale

farro

INGREDIENTI

– 250 gr farro decorticato
– 2 carote
– ½ broccolo
– 1 cipolla bianca
– 1 tazza di lenticchie lessate
– 1 spicchio d’aglio
– una manciata di prezzemolo tritato
– sale marino integrale
– olio extravergine di oliva

PROCEDIMENTO

Innanzi tutto sciacquiamo il farro in acqua corrente e poi lasciamolo in ammollo per almeno 6 ore in 650 ml di acqua. Trascorso questo tempo mettiamo il farro con la sua acqua in una pentola di acciaio, aggiungiamo una presa di sale e portiamo a bollore. Quando l’acqua bolle abbassiamo la fiamma e copriamo con un coperchio. Facciamo cuocere fino a quando l’acqua non si è quasi tutta assorbita (circa 40 minuti). Il farro così cotto può essere preparato il giorno prima e conservato in frigo.
Puliamo le verdure: sbucciamo la cipolla, spazzoliamo le carote (se non sono biologiche peliamole) e sciacquiamo il broccolo. Tagliamo la cipolla grossolanamente e facciamola soffriggere con un cucchiaio di olio extravergine di oliva. Quando è pronta mettiamola da parte.
Tagliamo le carote a dadini piccoli (circa 0,5 cm per lato). Dividiamo il broccolo in piccole cimette.
Mettiamo a bollire un pentolino di acqua. Aggiungiamo il sale e poi versiamo le carote. Dopo ¾ minuti togliamole con la schiumarola e mettiamole in un contenitore con acqua fredda per arrestare la cottura. Facciamo lo stesso con le piccole cimette di broccolo: mettendole nell’acqua fredda, oltre a rimanere croccanti manterranno anche un bel colore verde.
Infine saltiamo le lenticchie in una padella con un cucchiaio di olio e uno spicchio d’aglio.
Anche le verdure possono essere preparate in anticipo in modo da assemblare tutti gli ingredienti solo quando vogliamo portare il nostro farro a tavola.
Quando è il momento di servire il farro, mettiamolo in un largo tegame ed aggiungiamo tutte le verdure. Facciamo scaldare il tutto e infine cospargiamo con il prezzemolo tritato.
#cucinavegetale

NONVIOLENZA SEMPRE

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Forse qualcuno penserà che l’azione nonviolenta sia confinata nell’ambito della spiritualità e della politica e infatti nel post precedente ho menzionato Gandhi che era sia un leader spirituale (era uno yogi) che politico (diventa presidente del Partito del Congresso nel 1921). In realtà la nonviolenza può e dovrebbe (per non cadere in contraddizione) investire ogni aspetto della vita: dall’alimentazione all’educazione dei bambini, dalla coltivazione della terra allo spostamento, dalla comunicazione verbale a quella non verbale. In ogni momento possiamo mettere in atto strategie di nonviolenza (vedi “Le tecniche della nonviolenza”, Aldo Capitini, 2009, Edizioni dell’Asino), scoprendo sulla nostra pelle quanto tutte le scelte e le azioni diventino interdipendenti e legate le une alle altre. Scegliere, perché si tratta di una scelta consapevole, di impegnarsi nella nonviolenza, significa passare al vaglio non solo il modo con cui agiamo, ma anche il perché ci comportiamo in un certo modo, assumendoci la responsabilità degli atti che compiamo nei confronti degli altri. Per esempio: nostro figlio fa i capricci per vestirsi la mattina. Il modo migliore di agire consiste nell’urlargli qualcosa per farlo smettere? So che la pazienza scappa, a me più volte capita, ma per esperienza mi pare che in realtà alzare la voce non sia più efficace di esprimere lo stesso concetto (“dobbiamo vestirci perché sennò facciamo tardi”) con voce pacata. Qui arriva allora il secondo punto, e cioè il PERCHE’ alziamo la voce. Il motivo è che perdiamo il controllo, niente altro. E ancora: perché perdiamo il controllo? Perché vorremmo che il bambino, si comportasse come noi vogliamo.
Quindi se ci ritroviamo ad urlare come dei pazzi, è perché non troviamo strategie sufficientemente efficaci per comunicare quali sono i nostri bisogni e perché non riusciamo ad accettare che un altro non faccia quello che vogliamo (in questo caso ho utilizzato l’esempio del bambino, ma lo stesso ragionamento può essere applicato a tutte le situazioni di conflitto). È questo il nodo in cui dobbiamo intervenire ed è qui che si pone una domanda che fin da giovani (forse) ci ha assillato: COSA VOGLIAMO? e, aggiungerei, PERCHE’ LO VOGLIAMO? Forse se rispondessimo sinceramente a queste domande, ci renderemmo conto che molte delle volte in cui ci troviamo ad alzare la voce lo facciamo in modo improprio.
Eraclito diceva che il conflitto è la madre di tutte le cose. Questo significa che non ha una valenza totalmente negativa, ma anzi creativa. Quando il conflitto però sfocia nella violenza perde la sua potenzialità e rivela proprio l’assenza di creatività nella gestione delle relazioni (vedi “Affrontare il conflitto, trascendere e trasformare”, J. Galtung, ed. Plus – Pisa University Press, 2008).
Quindi con tutto questo discorso cosa voglio dire? Vorrei dire (anche a me stessa) che dovremmo impegnarci a mantenere alta la nostra creatività tentando di trovare tutte le alternative possibili alla gestione dei conflitti, piccoli o grandi, in cui ci capiterà di essere coinvolti, escludendo ogni forma di violenza, piccola o grande che sia.